La sonda Dart della NASA ha colpito Dimorphos, il piccolo asteroide dal diametro di 160 metri, per deviarne la traiettoria, nel primo esperimento di difesa planetaria, ossia progettato per difendere il futuro la Terra da asteroidi minacciosi. Testimone dell’impatto è il minisatellite italiano LiciaCube, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e realizzato dall’azienda Argotec, che in mattinata ha ricevuto le prime immagini del punto in cui l’asteroide Dimorphos è stato colpito dalla sonda.
Le immagini dallo spazio
Le immagini sono in via di processamento e saranno visibili in giornata. «Abbiamo scaricato 4 immagini, tutte molto interessanti. L’entusiasmo è alle stelle», ha detto all’ANSA Simone Pirrotta, responsabile della missione LiciaCube per l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Gestita e coordinata dall’Asi e realizzato dall’azienda Argotec, LiciaCube è la prima missione tutta italiana attiva nello spazio profondo, a 13 milioni di chilometri dalla Terra.
La missione seguita dalla telecamera
Mentre la sonda Dart si avvicinava al bersaglio, la sua telecamera inviava a Terra immagini sempre più dettagliate della superficie irregolare e piena di asperità del piccolo corpo celeste, distante dalla Terra 13 milioni di chilometri. A ogni immagine ravvicinata l’emozione aumentava nel Centro di controllo della Nasa, fino a un grandissimo applauso che ha salutato l’impatto. In quell’istante il piccolo satellite LiciaCube, gestito e coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e realizzato dall’azienda Argotec, si trovava a meno di mille chilometri dall’asteroidee subito dopo la collisione è entrato in scena come un fotoreporter cosmico per riprendere il punto in cui è avvenuto l’impatto. È stato «un impatto spettacolare!», ha detto all’ANSA Simone Pirrotta, responsabile della missione LiciaCube per l’Asi, che ha seguito la missione dal Centro di controllo di Torino .
«La tecnologia di puntamento denominata SmartNav della sonda Dart ha funzionato alla perfezione. Qui a Torino deve nostro seguito con emozione la fine della missione Nasa, con la consapevolezza che nel frattempo il piccolo reporter stava documentando un momento storico: la prima volta che il genere umano modifica lo stato orbitale di un corpo celeste», ha aggiunto riferendosi al satellite LiciaCube, al quale hanno partecipato per la parte scientifica Istituto Nazionale di Astrofisica, Politecnico di Milano, Università di Bologna, Università Parthenope di Napoli e Istituto di Fisica Applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifac). «Nei 4 minuti prima dell’impatto, Liciacube ha iniziato l’inseguimento dell’asteroide guidato non più dalle traiettorie precaricate a bordo, ma dall’Imaging System, il sistema di giuda e controllo di assetto basato sulle immagini in tempo reale», ha aggiunto Pirrotta.
Fonte: Leggo.it